Profilo di rischio

Rischi di sottoscrizione vita

I rischi di sottoscrizione vita derivano dal core business assicurativo del Gruppo nei segmenti vita e malattia.

Il portafoglio vita è legato principalmente all’attività tradizionale basata su prodotti assicurativi con partecipazione agli utili. I prodotti non tradizionali (cd. unit-linked) rappresentano un elemento secondario del portafoglio di Gruppo, nonostante presentino un trend crescente.

Per gli importi relativi all’attività di sottoscrizione vita del Gruppo, si rimanda alla sezione Informazioni di dettaglio sui contratti assicurativi e d’investimento della Nota integrativa.

La parte prevalente dei prodotti tradizionali di risparmio comprende contratti con coperture assicurative legate alla vita e alla malattia degli assicurati; inoltre, include coperture di puro rischio, con relativo rischio di mortalità, e alcuni portafogli di rendite, con relativo rischio di longevità. La maggior parte delle coperture
assicurative include opzioni, esercitabili da parte dell’assicurato, che offrono la possibilità di riscattare, ridurre, limitare o sospendere, (totalmente o parzialmente) la copertura; estinguere anticipatamente o anche la possibilità di ridefinire la copertura. Per questo motivo i prodotti sono soggetti al rischio di riscatto.

I rischi di sottoscrizione vita possono essere distinti in rischi biometrici e operativi. I rischi biometrici dipendono dall’incertezza delle ipotesi sui tassi di mortalità, longevità, malattia, morbilità e disabilità considerati nell’ambito della valutazione delle passività assicurative. I rischi operativi derivano dall’incertezza dell’ammontare delle spese e dell'esercizio di opzioni contrattuali da parte degli assicurati.

Il riscatto della polizza costituisce la principale opzione contrattuale in mano agli assicurati, unitamente alla possibilità di ridurre, sospendere o riscattare parzialmente la copertura assicurativa.

I rischi di sottoscrizione vita sono di seguito riportati:

  • il rischio di mortalità è definito come il rischio di perdita, o di cambiamenti sfavorevoli nel valore delle passività assicurative, derivanti da variazioni dei tassi di mortalità, nel caso in cui un aumento dei tassi di mortalità comporti un aumento nel valore delle passività assicurative. Il rischio di mortalità include anche il rischio di mortalità catastrofale, derivante dall’incertezza legata alle ipotesi utilizzate nella tariffazione e nella riservazione in caso di eventi estremi o irregolari;
  • il rischio di longevità, analogamente alla mortalità, è definito come il rischio derivante da variazioni dei tassi di mortalità, in cui una diminuzione del tasso di mortalità comporta un aumento del valore delle passività assicurative;
  • il rischio di disabilità e di morbilità deriva da variazioni dei tassi di disabilità, malattia, morbilità e dei tassi di riattivazione;
  • il rischio di riscatto è definito come il rischio di perdita, o di cambiamenti sfavorevoli nel valore delle passività assicurative, derivanti da variazioni inattese nell’esercizio delle opzioni da parte degli assicurati. Tali opzioni includono il diritto, parziale o totale, di recedere, terminare, limitare o sospendere la copertura assicurativa, e derivano dalle condizioni contrattuali o dalla normativa. Tale rischio considera anche eventi cd. mass-lapse, relativi a riscatti di massa;
  • il rischio spese deriva dall’incertezza legata ai costi sostenuti in relazione ai contratti di assicurazione o di riassicurazione;
  • il rischio malattia infine è riferito nello specifico all’assicurazione malattia e include anche i relativi rischi catastrofali.

L’approccio sottostante la misurazione del rischio di sottoscrizione vita si basa sul calcolo delle perdite derivanti da variazioni inattese delle ipotesi biometriche e/o operative. I requisiti di capitale per i rischi di sottoscrizione vita sono calcolati come differenza tra le riserve tecniche prima e dopo l’applicazione degli stress a tali ipotesi.

Per la misurazione dei rischi di sottoscrizione vita si utilizza il PIM1 di Gruppo.

Il contributo del rischio di sottoscrizione vita al calcolo del SCR, prima della diversificazione, è pari a € 4.017 milioni (con un’incidenza del 12% sul SCR complessivo prima della diversificazione). I rischi si riferiscono principalmente alle spese, ai rischi di longevità e di mortalità. In termini di contributo al profilo di rischio, i rischi di sottoscrizione vita sono ben diversificati con le atre categorie di rischio.

La gestione del rischio di sottoscrizione vita si basa su due processi principali:

  • un accurato processo di tariffazione dei prodotti; e
  • un processo ex-ante di selezione dei rischi tramite la sottoscrizione.

Nell’ambito della tariffazione dei prodotti si definiscono le caratteristiche del prodotto e le ipotesi di costo, biometriche e relative al comportamento degli assicurati, al fine di consentire al Gruppo di far fronte a possibili variazioni inattese di tali ipotesi.

Per i prodotti di risparmio si utilizzano tecniche di c.d. profit testing, mentre per gli altri prodotti aventi rischi biometrici si adottano ipotesi prudenziali durante la tariffazione.

Anche il rischio di riscatto, derivante dall’uscita volontaria dal contratto, e il rischio spese, relativo all’incertezza sulle spese che il Gruppo si aspetta di sostenere nel futuro per la gestione assicurativa, sono valutati in maniera prudenziale durante la fase di tariffazione dei nuovi prodotti. Nel processo di profit testing e di definizione di una nuova tariffa, vengono prese in considerazione le ipotesi derivanti dall’esperienza del Gruppo.

Per i portafogli assicurativi aventi rischio biometrico, viene svolta una revisione della mortalità effettiva di portafoglio, confrontandola con la mortalità attesa, definita sulla base di tavole di mortalità aggiornate e specifiche per i diversi mercati. Le analisi sono differenziate per sesso, età, generazione di polizza, somme assicurate e altri criteri di sottoscrizione, al fine di garantire che le ipotesi di mortalità rimangano adeguate nel tempo e di limitare al minimo il rischio di mis-estimate per i successivi anni di sottoscrizione.

La stessa valutazione annuale dell'adeguatezza delle tavole di mortalità utilizzate nell’attività di tariffazione è effettuata anche per il rischio di longevità. In questo caso non sono considerati solo i rischi biometrici, ma anche i rischi finanziari relativi ai rendimenti minimi garantiti e ai possibili mismatch tra attivi e passivi.

Nell’ambito del processo di sottoscrizione, il Gruppo Generali adotta linee guida e stabilisce limiti operativi per le compagnie del Gruppo. Tale attività mira a garantire un uso adeguato del capitale e il mantenimento del livello di rischio entro i limiti predefiniti.

Il processo di approvazione dei prodotti è rivisto dalla Funzione di Risk Management al fine di garantire che i nuovi prodotti siano coerenti con il RAF di Gruppo e che l’assorbimento di tali rischi venga considerato nella gestione degli obiettivi risk-adjusted.

Inoltre, nella sottoscrizione di nuovi contratti, si presta particolare attenzione ai rischi medici, finanziari e morali (cd. moral hazard). Il Gruppo ha definito un set di regole chiare da seguire per la sottoscrizione di questi rischi, che includono manuali, questionari e requisiti medici e finanziari specifici. Per le garanzie assicurative aggiuntive, che sono più esposte al rischio di moral hazard, vengono definiti limiti assuntivi più stringenti rispetto a quelli applicati per le coperture in caso morte e si applicano esclusioni specifiche ai contratti.

L’esposizione ai rischi è monitorata su base periodica e sono previsti processi di verifica della conformità ai limiti di rischio e processi di reporting e di escalation, per definire le azioni di mitigazione più idonee.

Infine, la riassicurazione rappresenta la principale tecnica di mitigazione dei rischi. La Capogruppo agisce come riassicuratore principale per le compagnie del Gruppo e cede parte del business a riassicuratori esterni.

Rischi di sottoscrizione danni

I rischi di sottoscrizione danni derivano dalle attività assicurative del Gruppo nel segmento danni.

Per i volumi dei premi e le relative analisi geografiche si rimanda alla sezione Indicatori del segmento danni per paese della Relazione sulla Gestione; per le riserve tecniche si rimanda alla sezione Informazioni di dettaglio sui contratti assicurativi e d’investimento della Nota Integrativa.

I rischi di sottoscrizione danni possono dipendere da una stima inadeguata della frequenza e/o della gravità dei sinistri nei processi di tariffazione e di allocazione delle riserve (rispettivamente rischio di tariffazione e di riservazione), da perdite derivanti da eventi estremi o eccezionali (rischio catastrofale) e dal rischio di riscatto anticipato dei contratti da parte degli assicurati. In particolare:

  • i rischi di tariffazione e catastrofali derivano dalla possibilità che i premi non siano sufficienti per coprire i sinistri futuri, anche in relazione ad eventi molto volatili e le spese contrattuali;
  • il rischio di riservazione si riferisce all’incertezza delle riserve sinistri (su un orizzonte temporale di un anno);
  • il rischio di riscatto, infine, deriva dall’incertezza legata agli utili, riconosciuti inizialmente nella riserva premi.

Per la misurazione dei rischi di sottoscrizione danni si utilizza il PIM16 di Gruppo. Per la maggior parte di essi, le valutazioni si basano sia su modelli sviluppati internamente che su modelli esterni, principalmente utilizzati per gli eventi catastrofali, per i quali si ritiene opportuno l’utilizzo dell’esperienza di mercato.

Il contributo del rischio di sottoscrizione danni al calcolo del SCR, prima della diversificazione, è pari a € 5.011 milioni (con un’incidenza del 14% sul SCR complessivo prima della diversificazione). Tale valore deriva principalmente dai rischi di riservazione e tariffazione, seguiti dal rischio catastrofale. Il rischio di riscatto del ramo danni contribuisce solo marginalmente al profilo di rischio.

Tale valore deriva principalmente dai rischi di riservazione e tariffazione, seguiti dal rischio catastrofale. Il rischio di riscatto del ramo danni contribuisce solo marginalmente al profilo di rischio.

Inoltre, il Gruppo utilizza ulteriori indicatori relativi al rischio di concentrazione. In particolare, questo è il caso dei rischi catastrofali e dei rischi commerciali, entrambi coordinati a livello centrale in quanto rappresentano una fonte chiave di concentrazione.

Per il rischio catastrofale, le maggiori esposizioni del Gruppo sono i terremoti in Italia, le tempeste e le inondazioni in Europa. Si considerano anche altri rischi catastrofali di minore rilevanza, che sono a loro volta valutati con ulteriori analisi di scenario.

Allo stesso tempo, è in atto un costante miglioramento delle metriche cd. risk adjusted nei processi decisionali. La selezione dei rischi danni inizia da una proposta generale che definisce la strategia di sottoscrizione e i relativi criteri di selezione del business, sulla base del RAF di Gruppo. Durante il processo di pianificazione strategica si definiscono gli obiettivi che sono tradotti in limiti di sottoscrizione per garantire che il business sia sottoscritto in linea col piano. I limiti di sottoscrizione definiscono l’esposizione massima ai rischi e alle classi di business che le compagnie del Gruppo possono sottoscrivere senza ulteriori o preventive richieste di approvazione. I limiti possono essere definiti sulla base di valori, tipologie di rischio,  esposizioni specifiche di prodotti o linee di business. I limiti mirano a mantenere i portafogli di business adeguati e redditizi in base al profilo delle singole compagnie.

Al fine di monitorare i rischi di sottoscrizione danni, vengono utilizzati ulteriori indicatori, come ad esempio le esposizioni rilevanti, la concentrazione dei rischi e il capitale di rischio. Tali indicatori sono calcolati su base trimestrale per garantire l’allineamento con il RAF di Gruppo.

La principale tecnica di mitigazione del rischio per il portafoglio danni è la riassicurazione che ha l’obiettivo di ottimizzare l'utilizzo del capitale tramite la cessione di una parte del rischio di sottoscrizione a controparti selezionate, limitando al contempo il rischio di credito associato a tale operazione.

La strategia di riassicurazione danni di Gruppo è sviluppata in linea con la propensione al rischio e con le preferenze di rischio definite nel RAF di Gruppo tenendo in considerazione il ciclo di vita del mercato riassicurativo.

Il Gruppo ha storicamente preferito la riassicurazione tradizionale come strumento per la mitigazione del rischio catastrofale danni, adottando un approccio centralizzato in cui la Funzione Reinsurance di Gruppo gestisce il placement della riassicurazione verso il mercato.

Dato il trend crescente osservato negli ultimi anni nel portafoglio relativo alle tempeste in Europa, parte di tali coperture sono state escluse dalle principali protezioni riassicurative e collocate nel più competitivo mercato del Insurance-Linked Securities (ILS), mantenendo al contempo l’esposizione italiana dominante nel mercato della riassicurazione tradizionale con una conseguente ottimizzazione della tariffazione complessiva.

Soluzioni alternative di trasferimento del rischio sono analizzate e implementate su base continuativa. Esempio ne è il collocamento sul mercato dei capitali di una protezione aggiuntiva rispetto alla tradizionale riassicurazione, volta a contenere l’impatto di un inatteso innalzamento del Loss Ratio del portafoglio Motor
Liability di Gruppo.

Rischi Finanziari e di Credito

Il Gruppo investe i premi raccolti in una varietà di attività finanziarie, con l’obiettivo di onorare gli impegni futuri verso gli assicurati e generare valore per gli azionisti.

Il Gruppo è pertanto esposto al rischio che:

  • gli attivi investiti non generino il rendimento atteso, a causa della riduzione del loro valore o della volatilità dei prezzi;
  • i proventi reinvestiti delle attività correnti siano esposti a condizioni di mercato sfavorevoli, tipicamente a tassi di interesse più bassi.

Il business tradizionale vita di Generali è di lunga durata, pertanto il Gruppo detiene per lo più investimenti a lungo termine che sono in grado di assorbire le perdite e le fluttuazioni di mercato nel breve periodo.

Il Gruppo gestisce le proprie attività in conformità al Prudent Person Principle17, con l’obiettivo di ottimizzare il rendimento degli investimenti e al contempo ridurre al minimo l’impatto negativo delle fluttuazioni di mercato di breve periodo sulla posizione di solvibilità.

Come richiesto dalla normativa Solvency II, il Gruppo detiene inoltre un buffer di capitale al fine di mantenere una posizione di solvibilità solida anche in circostanze di mercato avverse.

La gestione degli investimenti prevede un approccio integrato sulle attività e sulle passività. A tal fine il processo di Strategic Asset Allocation (SAA) di Gruppo tiene in considerazione l’impatto sulle passività (cd. liability-driven) e rimane fortemente interdipendente con gli obiettivi e le limitazioni specifici del processo di sottoscrizione dei rischi. Sono stati pertanto integrati in un unico processo aziendale i processi di Strategic Asset Allocation (SAA) e Asset Liability Management (ALM).

L’obiettivo del processo di ALM&SAA è di definire la miglior combinazione in termini di classi di attività che, in linea con il Prudent Person Principle, massimizzi la creazione del valore degli investimenti, tenendo in considerazione gli impatti sulla solvibilità, attuariali e contabili. Il processo mira alla mitigazione dei rischi derivanti dagli investimenti nonché alla definizione del profilo rischio-rendimento ottimale in grado di soddisfare gli obiettivi di rendimento e la propensione al rischio definiti nell’ambito del processo di pianificazione strategica di Gruppo.

La scelta degli attivi è effettuata tenendo conto del profilo di rischio delle passività detenute, in modo da soddisfare l’esigenza di disporre di attivi idonei e sufficienti alla copertura delle passività. Tale processo di selezione ha l’obiettivo di garantire la sicurezza, la qualità, la redditività e la liquidabilità del portafoglio nel suo complesso, provvedendo ad un’adeguata diversificazione degli investimenti.

Pertanto il portafoglio viene investito e ponderato in base alle classi di attivi e alla loro duration. Nell’ambito della mitigazione dei rischi, la gestione degli attivi viene “guidata” dalle passività (cd. liability-driven) e dal ribilanciamento del portafoglio.

L'investimento liability-driven garantisce una gestione completa delle attività tenendo conto della struttura delle passività; allo stesso tempo, il corretto ribilanciamento definisce i pesi obiettivo per le diverse classi di attivi e la loro duration, insieme alle relative bande di tolleranza espresse sotto forma di limiti di investimento. Tale tecnica contribuisce ad un'adeguata mitigazione dei rischi finanziari.

Il processo di ALM&SAA garantisce il mantenimento di attivi sufficienti e adeguati al raggiungimento degli obiettivi stabiliti e a far fronte agli impegni previsti. A tal fine, vengono condotte analisi di interdipendenza tra attività e passività in ipotesi di scenari di mercato avversi e si valutano analisi di sensitività sugli
investimenti.

Inoltre, il Gruppo esegue su base continuativa controlli sul matching tra le attività e le passività e sul rispetto dei limiti in ambito di ALM&SAA, così come sul più ampio monitoraggio dei limiti di rischio. Tale processo è supportato da una stretta collaborazione tra le Funzioni Investimento, Finanza, Attuariale, Tesoreria e Risk Management per garantire che il processo ALM&SAA sia coerente con la strategia di rischio, la pianificazione strategica e il processo di allocazione del capitale.

La proposta annuale di SAA:

  • definisce gli obiettivi di esposizione e i limiti per ciascuna classe di attivi, in termini di esposizione minima e massima consentita;
  • esamina i disallineamenti tra attivi e passivi laddove previsti (cd. ALM mismatch) e le potenziali azioni di mitigazione da attivarsi in riferimento agli investimenti.

La gestione e le attività di monitoraggio di specifiche classi di attività come (i) private equity, (ii) strumenti a reddito fisso alternativi, (iii) hedge funds, (iv) derivati e prodotti strutturati, sono state principalmente centralizzate. Queste tipologie di investimenti sono soggette ad accurata due diligence con l’obiettivo di valutarne la qualità, il livello di rischio e la coerenza con la SAA definita in base alla struttura delle passività (cd. liability-driven).

Il Gruppo utilizza inoltre strumenti derivati con l’obiettivo di mitigare il rischio del portafoglio di attività e/o passività. I derivati consentono di migliorare la qualità, la liquidità e la profittabilità del portafoglio, in base agli obiettivi del piano strategico. Anche le operazioni sui derivati sono oggetto di monitoraggio su base continuativa ed al processo di reporting.

In aggiunta ai limiti di tolleranza al rischio definiti nel RAF di Gruppo, il processo di monitoraggio dei rischi comprende anche l'applicazione delle Group Investment Risk Guidelines (GIRG). Le GIRG includono i principi generali, i limiti quantitativi di rischio (con focus sul rischio di credito e concentrazione di mercato), i processi di autorizzazione e i divieti che le società del Gruppo devono rispettare.

Rischio Finanziario

Nel business vita, viene assunto un notevole rischio finanziario nel caso di garanzie di rendimenti minimi del capitale accumulato. Se, per un periodo prolungato, il rendimento generato dall'investimento è inferiore al rendimento minimo garantito, il Gruppo è tenuto a coprire le garanzie contrattuali. Inoltre, indipendentemente dal rendimento delle attività, il Gruppo è tenuto ad assicurare che il valore degli investimenti finanziari a copertura dei contratti assicurativi sia sufficiente a coprire il valore degli impegni nei confronti degli assicurati.

Il business unit-linked non rappresenta in genere una fonte diretta di rischio  finanziario per gli assicuratori (salvo il caso in cui sono previste delle garanzie nei contratti), tuttavia le fluttuazioni di mercato hanno spesso un impatto sulla reddittività.

Nel business danni, il Gruppo deve assicurare che le prestazioni possano essere tempestivamente pagate al verificarsi dei sinistri.

Più in dettaglio, il Gruppo è esposto ai seguenti tipi di rischio finanziario:

  • rischio azionario che deriva dalle variazioni sfavorevoli nel valore di mercato delle attività o delle passività dovute alle fluttuazioni dei prezzi di mercato che possono condurre a perdite finanziarie;
  • rischio di volatilità azionaria che deriva dalle fluttuazioni nella volatilità dei mercati. L'esposizione alla volatilità azionaria è in genere legata ai contratti con opzioni sulle azioni oppure ai prodotti assicurativi venduti con garanzie, il cui valore di mercato risulta sensibile ai livelli di volatilità azionaria;
  • rischio di tasso di interesse che è definito come il rischio di variazioni sfavorevoli del valore di mercato delle attività o delle passività dovute alle fluttuazioni dei tassi di interesse sul mercato. Il Gruppo è principalmente esposto al peggioramento dei tassi d’interesse, in quanto i tassi di interesse bassi fanno sì che aumenti il valore degli impegni verso gli assicurati più di quanto aumenti il valore delle attività sottostanti a tali impegni. Di conseguenza, potrebbe diventare sempre più oneroso far fronte agli impegni assunti, con conseguenti perdite economiche. Il rischio di volatilità del tasso d’interesse deriva dalle variazioni del livello di volatilità implicito nei tassi di interesse. Questo rischio si riferisce, ad esempio, a prodotti assicurativi con minimo garantito, il cui valore di mercato risulta sensibile ai livelli di volatilità del tasso di interesse;
  • rischio immobiliare che deriva dalle variazioni del livello dei prezzi del mercato immobiliare. L’esposizione a tale rischio è legata alle posizioni immobiliari detenute;
  • rischio di valuta che deriva dalle fluttuazioni dei tassi di cambio;
  • rischio di concentrazione del portafoglio attivi a un numero limitato di controparti.

Per ulteriori dettagli sui volumi del Gruppo e sulle attività finanziarie si rimanda alla sezione Investimenti della Nota integrativa.

Per la misurazione dei rischi finanziari si utilizza il PIM18 di Gruppo. In particolare:

  • il rischio azionario è valutato associando ciascun’esposizione azionaria a un indice rappresentativo del proprio settore industriale e/o geografico. I potenziali cambiamenti nei valori di mercato dei titoli azionari sono quindi stimati sulla base degli shock storici osservati per gli indici selezionati;
  • il rischio di volatilità azionaria valuta l’impatto delle oscillazioni che la volatilità implicita delle azioni può avere sul valore di mercato dei derivati;
  • il rischio di tasso di interesse valuta i cambiamenti nella struttura delle scadenze dei tassi di interesse per le diverse valute e gli impatti di tali variazioni su tutte le attività sensibili ai tassi d’interesse e sul valore dei futuri flussi di cassa delle passività;
  • il rischio di volatilità dei tassi di interesse valuta gli impatti che la volatilità osservata sulla curva dei tassi di interesse può avere sul valore di mercato dei derivati e sul valore delle passività sensibili alla volatilità dei tassi d’interesse (come ad esempio le garanzie minime sul fondo pensione);
  • il rischio immobiliare valuta il rendimento di indici relativi al mercato immobiliare e il loro impatto sul valore del patrimonio specifico del Gruppo, mappato in base all’ubicazione degli immobili e al tipo di utilizzo;
  • per il rischio di valuta si valutano i movimenti del tasso di cambio della valuta di riferimento del Gruppo rispetto alle valute estere, così come le variazioni del valore delle attività non denominate nella valuta di riferimento;
  • per il rischio di concentrazione si valuta il livello di rischio aggiuntivo assunto dal Gruppo a causa di un’insufficiente diversificazione nei portafogli azionari, immobiliari e obbligazionari.

Il contributo del rischio finanziario al calcolo del SCR, prima della diversificazione, è pari a € 13.364 milioni (con un’incidenza del 39% sul SCR complessivo prima della diversificazione). Tale rischio è rappresentato principalmente dal rischio azionario, seguito dal rischio di tasso d’interesse, dal rischio immobiliare, e da quello di valuta.

Rischio di Credito

L’esposizione al rischio di credito è riferita agli investimenti finanziari ed altre controparti (ad esempio: cassa, riassicurazione).

I rischi di credito includono le seguenti due categorie:

  • il rischio di ampliamento dello spread (spread-widening risk) derivante da variazioni sfavorevoli del valore di mercato dei titoli di debito. L’ampliamento dello spread può essere legato sia alla valutazione di mercato del merito creditizio dello specifico debitore (che spesso implica una diminuzione nel rating), sia alla riduzione sistemica del prezzo delle attività creditizie a livello di mercato;
  • il rischio di default definito come il rischio di incorrere in perdite a causa dell’incapacità di una controparte di onorare i propri impegni finanziari.

Per il volume degli attivi soggetti al rischio di credito si rimanda alla sezione Investimenti della Nota Integrativa.

Per la misurazione del rischio di credito si utilizza il PIM19 di Gruppo. In particolare:

  • il rischio di spread sul credito si riferisce ai possibili movimenti dei livelli di spread per le esposizioni obbligazionarie. Nella valutazione del rischio si considera il rating, il settore industriale e la localizzazione geografica, sulla base dell’analisi storica di un insieme rappresentativo di indici obbligazionari. Gli attivi sensibili allo spread sono associati a indici specifici, valutati in base alle caratteristiche dell’emittente e alla valuta;
  • il rischio di default valuta l’impatto sul valore degli attivi, che potrebbe derivare dal default di un emittente obbligazionario o di controparti in derivati, in riassicurazione e in generale per altre transazioni. Si valutano distintamente il rischio di default sul portafoglio obbligazionario (credit default risk) e il rischio di default delle controparti in depositi, per altri contratti di mitigazione del rischio (come ad esempio la riassicurazione) e per altri tipi di esposizioni (rischio di default della controparte).

Il modello del rischio di credito utilizzato nel PIM di Gruppo valuta i rischi di spread e di default anche per le esposizioni di titoli di Stato. Questo approccio è più prudente rispetto alla formula standard, secondo la quale le obbligazioni emesse dai paesi europei e in valuta nazionale, non sono soggette al rischio di credito.

Il contributo del rischio di credito al calcolo del SCR, prima della diversificazione, è pari a € 9.850 milioni (con  un’incidenza del 28% sul SCR complessivo prima della diversificazione). Il rischio di credito deriva principalmente da titoli a reddito fisso, mentre il rischio di controparte (che include anche il rischio di default del riassicuratore) contribuisce in misura limitata al SCR.

La valutazione del rischio di credito è basata sui rating assegnati alle controparti e agli strumenti finanziari. Al fine di limitare il ricorso alle valutazioni del rating fornite dalle agenzie, nell’ambito della Politica di gestione dei rischi è stato definito un sistema interno di attribuzione del rating.

In questo contesto, sono state previste valutazioni aggiuntive sul rating da eseguirsi a livello di controparte e/o di strumento finanziario e devono essere riviste almeno su base annua. Questo processo si applica anche nel caso di disponibilità di rating esterni. Si eseguono inoltre ulteriori valutazioni quando vengono  rese disponibili nuove informazioni, provenienti da fonti affidabili, che possono influenzare l'affidabilità creditizia del soggetto emittente.

La principale strategia utilizzata dal Gruppo per la mitigazione del rischio di credito consiste nel processo SAA (cd. liability-driven), che può limitare l’impatto della volatilità dello spread. Il Gruppo persegue inoltre l’efficace mitigazione del rischio di default della controparte utilizzando strategie di collateralizzazione che limitano in maniera significativa le perdite che Generali potrebbe subire a causa del default di una o più delle sue controparti.

Rischio Operativo

I rischi operativi rappresentano il rischio di perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Le perdite causate da eventi come per esempio le frodi, le controversie, i danni agli uffici di Generali, gli attacchi informatici o la mancata conformità alle normative (compliance), rientrano pertanto in tale definizione. Tra i rischi operativi viene incluso anche il rischio relativo all’informativa finanziaria, mentre sono esclusi i rischi strategici e reputazionali.

Nonostante la responsabilità ultima della gestione dei rischi sia attribuita alla prima linea di difesa (ovvero ai responsabili delle aree operative, cd. risk owner), la Funzione di Risk Management definisce metodologie e processi volti all’identificazione delle principali minacce a cui è soggetto il Gruppo. In tal modo viene garantita la gestione del rischio ai diversi livelli, secondo una visione olistica del rischio operativo, che risulta fondamentale per stabilire la priorità delle azioni da intraprendere e l'allocazione delle risorse alle aree critiche.

La gestione del rischio operativo ha l’obiettivo di generare consapevolezza dei rischi operativi in tutte le compagnie del Gruppo, favorire la diffusione della cultura del rischio tra tutti i dipendenti e progredire anche sulla base degli errori e degli eventi passati che hanno causato o avrebbero potuto causare una perdita operativa. Inoltre, l'approccio relativo alla gestione del rischio operativo assicura l'identificazione e la valutazione di tale rischio sviluppando anche un meccanismo prospettico (forward-looking) volto a ridurre le perdite operative e le altre conseguenze indirette, tra cui il danno reputazionale e le opportunità mancate derivanti dal verificarsi di eventi legate al rischio operativo; ciò consente al management di valutare l'efficacia del sistema di controllo interno relativo alla gestione di tale rischio.

Il Gruppo Generali accetta che un certo livello di rischio operativo sia assunto per consentire lo svolgimento delle attività di business, in linea con il RAF di Gruppo. Le compagnie del Gruppo definiscono e rivedono i limiti di tolleranza dei rischi sia in ottica prospettica che retroattiva, istituendo un efficace meccanismo di escalation in caso di violazione di tali limiti.

Tale obiettivo viene perseguito utilizzando metodologie e strumenti in linea con le best practice del settore e stabilendo un dialogo strutturato con la prima linea di difesa.

Inoltre, dal 2015, il Gruppo Generali condivide i dati riguardanti il rischio operativo in modo anonimo attraverso “Operational Risk data eXchange Association (ORX)”, un'associazione globale formata da professionisti del rischio operativo a cui partecipano i principali attori di settore. L'obiettivo consiste nell’utilizzo dei dati al fine di rafforzare i controlli interni del Gruppo e di anticipare le tendenze emergenti. In aggiunta, poiché le perdite sono raccolte dalla prima linea di difesa, questo processo contribuisce a creare consapevolezza tra i risk owner sui principali rischi a cui è esposto il Gruppo. Le valutazioni prospettiche svolgono un  ruolo essenziale al fine di valutare l'evoluzione dell’esposizione al rischio operativo in un determinato orizzonte temporale, anticipando potenziali minacce, supportando un’allocazione efficiente delle risorse e definendo le relative iniziative.

Sulla base delle più recenti valutazioni effettuate, gli scenari più rilevanti per il Gruppo sono il rischio di attacco informatico (cd. cyber attacks) e il rischio di cambiamenti normativi.

I rischi riguardanti la non conformità sono seguiti da una Funzione specifica e indipendente, la Funzione Compliance di Gruppo, che fornisce le linee guida ai team locali e monitora l'esecuzione del programma di Compliance di Gruppo (Group Compliance Program).

Per rafforzare ulteriormente i sistemi di controllo interni, in aggiunta all’usuale responsabilità dei risk owner nella gestione dei rischi, il Gruppo ha istituito unità specializzate all'interno della prima linea di difesa con lo scopo di affrontare minacce specifiche (ad esempio, il rischio informatico, il rischio di frode, il rischio d’informativa finanziaria) e agiscono come partner chiave per la Funzione di Risk Management.

Un ulteriore vantaggio derivante da questa collaborazione è costituito da una serie di misure di gestione del rischio attivate in tutto il Gruppo come risultato dei test di controllo, delle valutazioni e della raccolta degli eventi legati ai rischi operativi.

Un esempio specifico riguarda la costituzione di un’unità dedicata alla gestione e al coordinamento della sicurezza informatica a livello di Gruppo, che guida l'evoluzione della strategia di sicurezza IT e del modello operativo per la tempestiva individuazione e risoluzione delle vulnerabilità che possano di volta in volta manifestarsi. Questa iniziativa consente una migliore gestione della crescente minaccia rappresentata dal rischio informatico.

Il contributo del rischio operativo al calcolo del SCR, prima della diversificazione, è pari a € 2.286 milioni (con un’incidenza del 7% sul SCR complessivo prima della diversificazione). Tale requisito è determinato sulla base della formula standard.

1 Il perimetro del PIM di Gruppo è riportato nella sezione Executive Summary. Le compagnie non incluse nel perimetro PIM calcolano il requisito di capitale sulla base della formula standard.